Finita la scuola di formazione a Loppiano, sono arrivato in un focolare dei Castelli Romani (Grottaferrata) nell'ottobre del 1980, per lavorare al Centro S. Chiara. Eravamo in 12, tutti al servizio dei centri del Movimento. Le stanze erano limitate, quindi in due dormivamo in sala da pranzo. Rolf, aveva una specie di armadio che conteneva un letto pieghevole e tre sveglie, perchè aveva il sonno duro. Io dormivo sul divano. Avevamo i vestiti in due appendi-abiti coperti da una tela. Siccome era la sala da pranzo (per 12 ...) noi non potevamo ammalarci, ma neanche andare a letto prima che la cena fosse finita. Se c'era qualche ospite, succedeva che si tirava per le lunghe.
Erano
i nostri primi tempi, con la povertà e i mezzi di cui avevamo bisogno
in quel momento. Mangiavamo a sazietà, ma le condizioni generali erano
spartane. Ci facevamo delle belle risate: ricordo una comunità allegra.
Il
capozona, che abitava nel focolare del centro zona non lontano, ci
riuniva ogni tanto per un "aggiornamento": era una pratica molto in uso
per cercare di essere in unità con Chiara ed il centro dell'Opera. Il
nostro capozona aveva la lingua di almeno un centimetro più lunga della
media (i medici avevano proposto di fare un'operazione): riusciva a dire
il doppio del numero di parole di una persona normale. Era stancante,
ma simpatico.
Una volta all'uscita della messa, ha agganciato un
parrocchiano che non conosceva, che deve aver fatto una domandina
ingenua, del tipo: "ma cosa fanno i focolarini?" Per tre quarti
d'ora il poveretto è stato investito da una valanga di informazioni, che
avrebbero dovuto dargli "la grazia" dell'Ideale e convincerlo a
partecipare al prossimo incontro del Movimento. In realtà, animato da
una sana filosofia romana, ha dato una pacca sulla spalla del nostro e
gli ha detto: "Ho capito, ciò che conta è la salute!" ed è partito.
Faceva
parte di quella “banda” un tedesco, ingegnere. Si era appassionato alla
... pizza. Il sabato pomeriggio lo dedicava a impastare due kg di
farina (pensate ai 12 giovani affamati ...) e, da buon scientifico,
approfittava della nostra benevolenza per condurre qualche esperimento.
Aveva scoperto che un po' di latte rendeva l'impasto più soffice.
Un
sabato trova mezzo bicchiere di latte nel frigo e, sapendo che per una
buona lievitazione gli ingredienti devono essere tutti a temperatura
ambiente, mette il bicchiere direttamente sulla fiamma del gas per intiepidire il latte. Il bicchiere ha fatto una piccola esplosione, mandando dei frammenti di vetro in tutta la cucina.
In
quel momento arriva un focolarino sposato medico, che si mostra
preoccupato: se un pezzetto di vetro fosse caduto nell'impasto, sarebbe
stato meglio buttare il tutto e ricominciare. Ma, in coscienza: come si
fa a buttare due kg di farina già impastati e mezzi lievitati con la
vocazione a diventare pizza?
Allora i due - entrambi scientifici -
mettono l'impasto in un grande panno, prendono la macchina e si dirigono
al servizio di radiologia dell'ospedale più vicino, a Marino. I tecnici
di laboratorio, che conoscevano bene il dott. Silvestri, erano piegati
in due dalle risate, ma si sono prestati al gioco. L'impasto della pizza
è stato radiografato, con accanto una scheggia per assicurare l'opacità
del vetro alle radiazioni. Tutti erano soddisfatti: l'impasto non
conteneva schegge di vetro. Quella sera abbiamo mangiato pizza ai raggi X
(un tecnico di laboratorio mi segnala che il vetro non è opaco ai raggi
X: forse hanno fatto un'ecografia? Insomma divertiamoci un attimo ...).
Il responsabile aveva dei grossi
problemi personali. Tra l'altro faceva dei traffici con i soldi che gli
passavano per le mani. Ha voluto che una piccola eredità che avevo
ricevuto da un nonno, andasse sul suo conto in banca (voto di povertà,
mettevamo tutto in comune). Ogni tanto, durante gli incontri di Focolare
settimanali, faceva delle scenate perchè "non sentiva l'unità". Non ho
tardato a fargli sentire che i suoi comportamenti erano scorretti.
Un
giorno mi telefona Maras, responsabile della scuola di formazione di
Loppiano, che mi aveva accompagnato per due anni. Mi informa che al
Centro dei Focolarini hanno parlato del mio caso e che hanno dei dubbi
sulla mia vocazione. Il tutto naturalmente dietro le mie spalle (il
responsabile mi aveva denunciato). Maras, che mi voleva bene, mi ha
aperto gli occhi. Ho potuto spiegargli il comportamento del capetto al
quale avevo a che fare. La risposta è stata: "il capofocolare è lui, non
hai scelta". E, allo stesso tempo, mi ha rinfrancato: "Coraggio, ce la puoi fare".
A
partire di quel momento, per mesi, ho vissuto un'esperienza
fondamentale: piegare la mia volontà. A pranzo, quel responsabile andava
ad un lago non distante, per prendere il sole e mangiare un panino. Ho
cominciato ad accompagnarlo, per mostrarmi conciliante e per
interessarmi alla sua (povera) vita. Facevo il leccaculo? Mi pare che
sia stata una pratica delle virtù, che in ogni caso mi ha fatto molto
bene. Naturalmente il mio giudizio sul personaggio non è cambiato.
Nell'obbedienza offriamo la nostra volontà. I nostri pensieri, con
l'intelligenza che li accompagna - indispensabile per discernere il bene
dal male - nessuno può pilotarli. L'unità dove ci si "taglia la testa" e
si rinuncia a pensare è contro la morale cristiana.
Una
bella scoperta di quei primi anni sono stati i focolarini sposati.
Molto (ma molto) diversi tra loro, davano alla comunità un tocco di
equilibrio. Il contatto con delle famiglie “normali” mi ha fatto bene.
Certi, consapevoli dei problemi del responsabile, sono stati degli
interlocutori importanti, con cui si è sviluppata una sana amicizia.
Naturalmente, come in molti focolari maschili, le grosse mangiate erano
l’attività principale: da quel punto di vista eravamo perfettamente
integrati alla cultura locale.
Nella seconda casa che abbiamo
abitato, siamo entrati in contatto con dei vicini molto simpatici. Dopo
sei mesi di “scambi culturali” ci hanno confessato: “pensavamo che i
focolarini avrebbero portato in questo condominio un’ondata di
spiritualità. In realtà hanno portato una sana mondanità.” Ho
contribuito facendo scoprire la bagna cauda, piatto piemontese a base di aglio e acciughe (che si digerisce, in media, in 48 ore…).
Grandissimo Mario, Mi sono perso la pizza ai raggi X!!! Non è giusto. Molti tipi di vetro sono trasparenti ai raggi X. Ma quanto racconti è trasparente, leggero, consistente e tagliente. Come i frammenti di vetro. Grazie.
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