Montet

é nata grazie ai comunisti italiani!

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Ci siamo: settembre 2023, la decisione è presa, nel giugno del 2024 si chiude Montet, centro di formazione del Movimento dei Focolari basato vicino a Payerne, Svizzera francese.
Ho avuto la fortuna di vivere a Grottaferrata, al centro del movimento, negli anni '80, quando l'avventura "Montet" ha cominciato. Dico "avventura" perchè i miei passaggi a Montet sono stati positivi al 90%. Ma ho avuto tanta fortuna ...

Un po' di storia
Fine anni '70, inizi anni '80, il comune di Incisa Valdarno, sulle cui terre si erge la "cittadella internazionale" di Loppiano, era in mano alla sinistra, piuttosto anticlericale. A Loppiano, allora in piena espansione, non veniva accordato nessun permesso di costruire (non erano ispirati i comunisti dell'epoca?). Don Foresi, nome d'arte Chiaretto, aveva molta paura che i comunisti prendessero il potere in Italia. All'epoca, quello che succedeva oltre cortina non era certo rassicurante. Ma lo stress del co-presidente, al di là della politica anti-clericale, era che si distruggesse il patrimonio dell'Opera, cioè gli scritti e le registrazioni dei discorsi di Chiara. Pareva quindi indispensabile avere un luogo dove mettere al sicuro copia di tutti gli archivi, ma anche un posto dove si poteva continuare a formare i focolarini in tutta libertà. La Svizzera è stata eletta
molto logicamente: oltre l'apparente neutralità (*), è nel Vallese che Chiara passava una gran parte dell'estate, coccolata da una comunità per niente invadente e ben fornita in franchi svizzeri.

Le ricerche approdano (probabilmente nel 1981) a una casa di religiosi in vendita a Montet. Si valuta l'impatto della stretta vicinanza di un aeroporto militare, con esercitazioni un paio di volte alla settimana. (Consiglio di sperimentare il baccano che può fare un caccia al momento della partenza, quando sorvola la casa a qualque decina di metri ...)
Come si faceva all'epoca, non bisognava dare nessun "peso" o "inquietudine" a Chiara: le si fa visitare il luogo un giorno in cui non ci sono esercitazioni militari, le si assicura che i soldi si troveranno, ecc. Oreste, allora sommo manager, aveva dato degli ordini precisi: soprattutto non menzionare i problemi, in particolare gli aerei... La cosa formidabile è che, quando in seguito Chiara andava a Montet per fare un discorso, se necessario, si riusciva a far ritardare di un giorno le esercitazioni militari.
Mi sembra ricordare che si sia costruito o adattato un bunker dove conservare copia di tutti gli archivi (migliaia di registrazioni audio, video, scritti ...).

All'inizio, uno dei problemi principali, è stata la vicinanza della parte femminile con quella maschile. Anche con le tendine, ci si poteva salutare dalle finestre! Palmira, una delle prime compagne di Chiara, ha ottenuto che si piantasse una siepe, bella alta. Ma i contatti tra ragazzi e ragazze restavano pericolosissimi... Un giorno una e uno spariscono! Sono scappati per fare una Mariapoli permanente a due. Dramma internazionale (in effetti lui era tedesco, lei non mi ricordo bene, forse svizzera). Palmira, esige che si costruisca un muro. Poi il muro non si è fatto ma, per alcuni anni, il controllo sulle ragazze è diventato ferreo. E si è parlato a lungo del celebre "Muro di Palmira".

Palmira aveva grandi qualità e l'unità l'aveva imparata direttamente da Chiara. Nell'82 mi trovavo a Montet per fare delle foto e lì vengo a sapere che avevano scoperto un tumore a mio padre. Si trattava dei polmoni ed era difficilmente curabile. Non mi ricordo come, ma ne siamo venuti a parlare con Palmira. Nell'impeto del farsi uno, ha esclamato: "Ma che bello, anche mia mamma è morta di un tumore all'utero!" Maras, che era presente, è impallidito... Senza dubbio l'Ut Omnes, Che Tutti siano Uno, è fatto di tante piccole attenzioni che abbiamo gli uni per gli altri.😟

Tra le varie esperienze positive, la scuola Gen di Montet ha vissuto dei periodi fasti. Ero sempre ammirato di come Mucio, un focolarino brasiliano di professione dentista, per una decina di anni, è riuscito a gestire 20-25 ragazzi che cambiavano ogni 10 mesi. Con degli indubbi talenti pedagogici, portava persone provenienti da contrade lontane (soprattutto Sud-America e Asia) a vivere un'esperienza di fratellanza alla luce del Vangelo. Prima che diventassi "persona non grata" alla scuola dei consacrati (normale no? Vedete come mi esprimo... ci dedicherò un capitolo), ogni anno passavo una settimana con la scuola Gen di Montet, per una formazione ai media, in particolare reti sociali e cinema.  Il corso era sempre un successo: l'argomento era capitale per quelle generazioni e con Mucio riuscivamo, anno dopo anno, a adattarci a giovani in continua evoluzione. Le focolarine hanno esitato per anni a fare la stessa cosa per le ragazze. Da un lato, una scuola Gen nutre la speranza di trovare dei candidati alla vita consacrata. D'altro lato, l'eccessiva vicinanza di maschi e femmine aumenta notevolmente i rischi di incontri del terzo tipo...

A proposito di incontri ravvicinati ... Anni fa, un focolarino consacrato di Montet, belloccio nonostante che avesse passato i 40, è stato visto da una focolarina a passeggio tenendo per mano una donna. La povera focolarina non sapeva cosa fare: denunciarlo? E il rispetto della vita privata? Non ci ha dormito per un paio di notti. Anche perchè il maschietto in questione era molto in vista nel movimento, con tanto di rapporto personale con Chiara, stimato da tutta la prima generazione, insomma "nostrissimo". Poi la povera focolarina non ce l'ha fatta e ne ha parlato alla sua responsabile. Crisi al vertice della cittadella. Il maschietto preso in flagrante ha detto che non era niente, un'amica ... Poi si è scoperto che erano molto avanzati in incontri del "terzo tipo". Con quella doppia vita nella quale il ragazzo in questione era un esperto. Ma il sistema, a Montet come altrove, non aiutava molto la sincerità e la trasparenza. Per fortuna, il tipo in questione ha lasciato: nonostante fosse più che ben introdotto a palazzo, la falsità è diventata troppa. Ci siamo parlati tre o quattro anni fa: continua a fare il furbetto...

Tra i vari dirigenti che si sono alternati a Montet, uno si è distinto per un equilibrio umano raro in quell'ambiente: Gusti. Già quindici-venti anni fa si è reso conto che Montet non aveva futuro. Ha proposto a Chiara, d'accordo con Hans - allora caporamo della parte maschile - di chiudere bottega a Montet e unificare le scuole di formazione a Loppiano. Chiara è montata su tutte le furie: "Come si permettono! L'opera di Dio non si tocca!". Tutti gli sprazzi di lucidità che sono apparsi, più o meno timidamente, nella storia dell'Opera, soprattutto nella parte maschile, sono stati sistematicamente inceneriti con invio di fulmini, rombo di tuoni, anticipo del Giudizio Finale. San Pietro? L'Arcangelo Michele? L'autore dall'Apocalisse? tutti dei dilettanti davanti alle certezze della fondatrice.

Una delle esperienze positive che ho vissuto a Montet, è stata la possibilità di incontrare giovani - maschi e femmine - per un accompagnamento personale. Naturalmente restavo nel mio settore, il rapporto con i media e le reti sociali in particolare. Per un mezzo miracolo, ero autorizzato a parlare personalmente anche con le focolarine. Non tutte le dirigenti capivano, ma ero entrato nelle grazie della responsabile della cittadella: ad un certo punto si è resa conto che il tempo che passavo in ascolto poteva avere degli effetti benefici, in molti casi complementari dei frequentissimi colloqui obbligatori fatti con il/la responsabile di focolare.
Sia dai maschi che dalle femmine, ne ho sentite di tutti i colori. Era nata una certa fiducia, un po' anche per il fatto che abitavo nella cittadella solo due o tre settimane all'anno. E poi tenevo per me tutte le confidenze, cosa che a Montet neanche i preti confessori sapevano fare. Alle volte incoraggiavo un/a tale ad aprirsi con i responsabili, magari con tutto il gruppo. Ma era sempre una decisione libera! Già allora mi rendevo conto dell'importanza dell'accompagnamento spirituale come LUOGO DI LIBERTÀ.
Naturalmente era un'esperienza troppo semplice e sana per poter durare. Tra i vari dirigenti che si sono alternati a Montet, uno
si è distinto particolarmente per la mancanza di equilibrio umano e spirituale. Un mezzo teologo, molto ben introdotto a palazzo, che si credeva un genio dell'accompagnamento spirituale: anche in quel campo ha fatto dei bei pasticci! Ma era geloso, sia dei corsi che tenevo - che interessavano molto le giovani generazioni -, sia dei rapporti personali che si creavano in pochi giorni. Morale della favola: sono almeno 10 anni che non metto piede a Montet. (Un giorno svilupperò l'argomento nel capitolo sui corsi sui media).

Mi sembra sia doveroso insistere : Montet ha contribuito alla chiusura mentale dei suoi membri. La maggior parte di chi ci veniva per una scuola - 10 / 12 mesi - non parlava francese, e gli abitanti della regione parlano raramente italiano, che è la lingua ufficiale del Movimento. Quindi dei giovani che si preparavano ad andare per il mondo a portare l'Ideale, quindi ad aprirsi, non avevano quasi nessuna possibilità di fare pratica, di incontrare gente "normale". Teniamo conto che la maggiorparte dei candidati focolarini, durante i 18 mesi a Loppiano, arrancava per imparare l'italiano. E l'ambiente della cittadella di Montet era molto più ristretto che quello di Loppiano, per esempio non c'erano famiglie (i tentativi di importazione forzata di famiglie sono stati un disastro). Questo non toglie che l'atmosfera spirituale che vi ho respirato fosse, in certi periodi, gioiosa. Ma immaginatevi l'evoluzione psichica di quei membri mezzi depressi che si trovano immersi nella nebbia parecchi mesi all'anno ...
Il suicidio di un membro della comunità, avvenuto qualche anno fa, resta, come ogni suicidio, un po' un mistero. Certo è che la dimensione "lager" di Montet, non ha aiutato questa persona: è lei stessa che me lo ha raccontato qualche mese prima di morire.
So molto meno sul secondo suicidio ...

Conclusione
Senza che diventasse un'ospedale psichiatrico come Loppiano, anche a Montet si sono parcheggiati un po' di elementi "difficili", o che comunque non si sapeva come gestire. Adesso che Montet chiude, dove si manderanno? Tutti a Loppiano? Un amico focolarino con una lunga esperienza (è stato uno dei responsabili del movimento per anni), mi ha detto che se si mandano tutti a Loppiano bisognerà istituire un cordone sanitario da Incisa Valdarno, che è il paese da cui si accede alla Mariapoli permanente. Ma insomma, che cattiverie!
E cosa si farà con i morti "internissimi" che sono sepolti nel cimitero di Montet?
E in che paese si sposterà il bunker con la copia degli archivi?
Cari lettori, se avete delle idee, scrivete a : https://www.focolare.org/support/

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(*) gli svizzeri fabbricavano tonnellate di armi e di prodotti tossici in Italia (Seveso!). Non so se continuano ...

4 commenti:

  1. Grazie Mario per questo tuo post. Il tuo punto di vista è sempre molto interessante. Ho visitato Montet tre volte nella mia vita, e ogni volta avevo l'impressione che mi mancasse l'aria. Un posto chiuso, chiusissimo, dove persino il barbiere dei focolarini era uno di loro, in una specie di ripostiglio per le scope adibito a finta barberia. Quando da Loppiano andammo s trovare i nostri colleghi di corso, mi ricordo che sembrava la gita all'orfanotrofio a trovare dei poveri disgraziati cui la mala sorte aveva riservato un anno fuori dal mondo in un incubo logistico e architettonico che metà sarebbe bastato.

    Mi ricordo poi che le focolarine erano prigioniere della nevrosi del pulire sul pulito, ancora più chiuse e succubi dei colleghi maschietti, ma soprattutto avulse dalla realtà. Lo si vede anche dal report che annuncia il fallimento e la chiusura della cittadella.
    La focolarina responsabile parla di realtà "viva", quando è palese anche alle pietre che si tratta piuttosto di un morto in avanzato stato di putrefazione. Il suo collega maschietto invece prova a fare il concreto e la butta sulle cifre, non rendendosi conto di quanto sia autoreferenziale e ridicolo: a detta sua in 40 anni più di 3500 ospiti sono transitati a Montet. Insomma circa una novantina di anime all'anno. Quanto fa al giorno, te lo risparmio... Un successone insomma. Quindi con queste cifre ci si chiede come mai abbiano aspettato solo ora a chiudere baracca e burattini. E quali siano stati i costi di questi 40 anni. Insomma la nevrosi di Chiaretto è costata davvero cara.

    Per quanto riguarda il suicidio di Marisa Bau mi sono chiesto anche io se la vita a Montet e l'ordine dei rapporti con le altre focolarine, possano aver contribuito a questa tragedia. Non lo sapremo mai. Certo è che chi poi si uccide impiccandosi lo fa sempre come una denuncia. Su questo occorre riflettere.

    Marisa col suo gesto ha comunque contribuito a sollevare il velo di omertà sui rapporti e sulla vita delle focolarine a Montet e in generale.
    Io credo che sia una questione di “igiene spirituale”. Le malattie, i virus, i batteri, e i rischi cui sono legati, crescono esponenzialmente in un ambiente ove le minime precauzioni igieniche non siano assicurate. La profilassi di pronto intervento, in qualsiasi situazione epidemica, prevede sempre un protocollo igienico che assicuri indumenti puliti, acqua potabile, aerazione dei locali, disinfestazione, ecc... Se questo vale per “frate corpo” altrettanto vale per “sorella anima”. Il ricambio generazionale, l'avvicendarsi nei ruoli di responsabilità, l'aiuto esterno, la possibilità di aprirsi senza timore di rappresaglie, ecc...

    Il fenomeno di chiusura di Montet, ossia, niente cinema, niente attività culturali, niente vita al di “fuori”, non è solo un fenomeno legato alla cittadella, è una costante soprattutto dei focolari femminili. Le focolarine fanno fatica a confrontarsi col mondo, ne hanno paura, si difendono, e si alienano dalla realtà. È una chiusura mentale e culturale che prima poi chiederà il conto. (Francesco Murru - Francoforte)

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  2. Grazie Francesco. Penso che i 3.500 non fossero ospiti, ma persone che si sono formate a Montet. Hanno sicuramente arrotondato ... Bella l'idea della gita all'orfanotrofio! Infatti, almeno dei focolarini in formazione, nessuno voleva andare a Montet.

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  3. Grazie Mario per questo blog chiaro. L’ anno peggiore della mia vita l’ho vissuto, tranne l’anno prima di lasciare il Movimento dei Focolari, a Montet. La manipolazione e l'abuso spirituale della mia capo-Focolare, la sensazione di essere intrappolato e di non sapere cosa sarebbe successo dopo era soffocante e una vera tortura.
    Gli ultimi due mesi prima di partire ho contato ogni giorno, lì era insopportabile. Conoscevo personalmente Marisa e anche Pierre-André. Restare a Montet troppo a lungo è fatale.
    Penso che possano venderlo, ma è ancora meglio dargli fuoco.

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    1. In effetti, sarebbe logico che alla Mariapoli Foco si desse fuoco ... Sarebbe anche la richiesta delle vittime degli abusi che hanno subito diverse persone da parte dei religiosi che occupavano le case prima dei focolari.

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