L’unità

Nonostante una licenza in teologia, le mie conoscenze nel campo sono molto scarse. Speriamo che altri, competenti, lavorino a una critica onesta del concetto e della pratica di “unità” nel Movimento.
Per semplificare, partendo dalla mia esperienza, parlo di quattro realtà che sono state vissute a volte come eccessi:

  1. Dobbiamo essere un’altra Chiara.
  2. Fare unità.
  3. Ognuno per se.
  4. Gesù in mezzo.

Dobbiamo essere un’altra Chiara è stata, per anni, una parola chiave. Prima di imitare i Santi, prima di cercare di conformarci al Vangelo, dovevamo imparare da Chiara, impregnarci delle sue parole. Era come uno stampo nel quale cercavamo di “colarci”.
Molto istruttivo può essere il capitolo “Il culto dell’unità” del libro già citato, Schiacciare l’anima.
Ne cito un breve passaggio a pagina 90:

Un'unità realizzata con il principio del calco non può che finire per fare violenza alle persone, poiché si deve continuamente potare quanto non vi rientra. Questo approccio è votato all'insuccesso dall'inizio e non può che sfociare in un'unità apparente e superficiale, poiché considera le differenze come una minaccia all'unità.

Mi sembra una bella sintesi. La violenza, almeno psicologica, l’hanno vissuta in un modo più drammatico le donne, essendo portate naturalmente i vivere i rapporti in modo più fusionale.  Certe imitavano Chiara anche nel modo di vestirsi e di pettinarsi.
Tutti eravamo comunque invitati alle potature: auto potature, o potature imposte dai dirigenti, per entrare nello “stampo” nel quale i superiori avevano deciso di metterci.

Naturalmente, senza fare lo sforzo di armonizzarci con gli altri, perdendo un nostro punto vista, smussando un giudizio, la vita comune non ha senso. L’ascesi è indispensabile in una vita collettiva che funziona. Ma una cosa è una scelta personale, illuminata dal Vangelo e accompagnata da fratelli e sorelle che, con benevolenza, ti aiutano a crescere.
Altro è l’imperativo di fare unità.
Per tanti, per anni, fare unità è stato sinonimo di uniformità, di tagliarsi la testa, di annientarsi, perdere le proprie idee. Alcuni capi, per ottenere un’obbedienza cieca, semplificavano: “Fammi unità”! Spesso poco formati, alle volte con dei grossi problemi psicologici, i dirigenti confondevano una sana diversità con una minaccia all’unità.

Col tempo, allentandosi il controllo della prima generazione, stanchi di un funzionamento disumano, noi maschietti siamo passati volentieri all’eccesso opposto: ognuno per se. Questa fase è quella che mi è riuscita meglio …

L’unità era sinonimo della presenza di Gesù in Mezzo, eco della promessa che Lui ci aveva fatto: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20).
Questa presenza di Cristo a volte era evidente: mi dava una luce e una pace che non si sperimentava altrove. Alle volte era entusiasmo, coraggio, quasi euforia … chissà qual'era la parte di presenza reale e la componente psicologica? La presenza e l’azione di Dio si può, in parte, riconoscere dai frutti. Sapendo che anche il diavolo è un angelo di luce …
Ma incredibili sono le formulette con cui abbiamo ridotto la spiritualità:
Mettiamo Gesù in mezzo, C’era un grande Gesù in mezzo, Non c’era Gesù in mezzo, ecc.
La presenza di Cristo si regolava come si regola l’aria condizionata.
Attualmente (scrivo nel 2022), in una delle mie parrocchie, esiste un gruppetto carismatico-colloso. È interessante il parallelo: i membri usano le stesse formulette che si usavano ai miei tempi (per Gesù in Mezzo) per parlare della presenza o dell'azione dello Spirito Santo. La gente "ispirata" ha il dono di tenere l'una o l'altra delle Tre Persone in tasca ...

Per onestà, ecco un testo ufficiale del Movimento su questo argomento:
https://www.focolare.org/news/2022/01/25/un-approfondimento-sullunita/

Oggi, cerco di costruire dei rapporti sani con il mio vescovo, con i colleghi, laici o preti, con tutte le persone che mi sono affidate. Nel Movimento – e sono riconoscente – ho imparato il valore dell’unità. Ho imparato tanto dagli sbagli.

© Mario Ponta - tutti i diritti riservati. Riproduzione - anche parziale - vietata

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